Integrazione pompa di calore e impianto fotovoltaico

Integrazione pompa di calore con impianto fotovoltaico

L'integrazione della pompa di calore con l'impianto fotovoltaico: funzionamento e vantaggi

L’abbinamento di una pompa di calore con un impianto fotovoltaico offre numerosi vantaggi, sia economici che ambientali.

Risparmio economico

Riduzione dei costi in bolletta

L’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici può essere utilizzata per alimentare la pompa di calore, riducendo il consumo di energia elettrica dalla rete. Questo può portare a un notevole risparmio sui costi di riscaldamento e raffrescamento, soprattutto se la pompa di calore è ad alta efficienza.

Maggiore autoconsumo

L’integrazione di una pompa di calore con un impianto fotovoltaico permette di aumentare l’autoconsumo dell’energia solare prodotta. Questo significa che una maggiore quantità di energia prodotta dai pannelli fotovoltaici viene utilizzata direttamente in casa, anziché essere immessa in rete e venduta a un prezzo più basso.

Incentivi fiscali

In Italia, sono previsti incentivi fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici e pompe di calore. Questi incentivi possono ridurre significativamente il costo iniziale dell’impianto, rendendolo un investimento più conveniente.

Risparmio ambientale

Riduzione delle emissioni di CO2

Le pompe di calore e i pannelli fotovoltaici sono tecnologie pulite che non producono emissioni di gas serra. Questo significa che il loro utilizzo può contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico e a mitigare i cambiamenti climatici.

Maggiore utilizzo di energia rinnovabile

L’energia solare è una fonte di energia rinnovabile e sostenibile. Utilizzando un impianto fotovoltaico per alimentare la pompa di calore, si può ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, che sono dannosi per l’ambiente.

Incremento dell’efficienza energetica

L’integrazione di una pompa di calore con un impianto fotovoltaico può aumentare l’efficienza energetica della casa. Questo significa che la casa consumerà meno energia, il che fa bene all’ambiente e al portafoglio.

Oltre ai vantaggi sopraccitati, l’integrazione di una pompa di calore con un impianto fotovoltaico offre anche altri benefici, come:

  • Maggiore comfort abitativo. Le pompe di calore possono fornire riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, garantendo un clima confortevole in casa tutto l’anno.
  • Maggiore indipendenza energetica. Con un impianto fotovoltaico e una pompa di calore, si può diventare più autonomi dal punto di vista energetico, riducendo la dipendenza dalle forniture esterne di energia.
  • Valore aggiunto per l’immobile. Un immobile dotato di impianto fotovoltaico e pompa di calore ha un valore maggiore sul mercato immobiliare.

In conclusione, l’integrazione di una pompa di calore con un impianto fotovoltaico rappresenta una soluzione vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale. Fondamentale è però la corretta progettazione come spiegato di seguito.

Cosa considerare per una corretta progettazione

Il tutto comincia dal dimensionamento corretto della pompa di calore elettrica, elemento fondamentale per determinare una simulazione dei consumi annua, considerando l’andamento delle temperature esterne della località di progetto. Una volta determinato il consumo teorico di generazione si passa ai consumi legati all’abitazione, cioè di tutte le altre apparecchiature elettriche di utilizzo quotidiano. A questo punto, avendo il fabbisogno energetico delle utenze in casa, si passa a dimensionare l’impianto fotovoltaico.

Un primo vantaggio nell’abbinare l’impianto fotovoltaico alla pompa di calore è la riduzione dei consumi in bolletta, favorendo così l’autoconsumo fotovoltaico.

Ci permette inoltre di accumulare energia termica, trasformando l’impianto e l’edificio in batterie termiche.

Questo elemento risulta fondamentale perché andremo a settare la pompa di calore in modalità comfort (temperature più elevate) proprio quando il fotovoltaico supererà una soglia di produzione, favorendo così l’accumulo di energia termica per la produzione di acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento (attenzione però nel sovradimensionamento dell’accumulo sanitario e del puffer tecnico).

Inoltre aumentando la temperatura ambiente caricheremo l’edificio di energia e la velocità di rilascio verso l’esterno dipenderà dalle prestazioni dell’involucro. Questa operazione va coordinata con il cliente finale per garantire una condizione di comfort all’interno dell’edificio, senza “surriscaldare” troppo l’ambiente; un giusto compromesso si trova nelle ore in cui l’edificio non è abitato.

Questo settaggio garantirà un maggior COP della pompa di calore e un conseguente abbassamento del consumo elettrico, perché lavorerà soprattutto nelle ore più calde della giornata dove le temperature esterne permettono maggiori rese.

Avremo una riduzione delle eccedenze del fotovoltaico se utilizzeremo il meccanismo dello scambio sul posto perché i consumi elettrici dell’edificio aumentano andando a compensare l’energia immessa in rete. In presenza di un sistema di accumulo, quando la produzione fotovoltaica sarà superiore all’assorbimento elettrico dell’abitazione, l’energia eccedente andrà a caricare direttamente la batteria, anch’essa correttamente dimensionata.

Tipologie di comunicazione tra pompa di calore e fotovoltaico

1– Gli inverter di ultima generazione hanno la possibilità di inviare un segnale (attraverso un contatto pulito I/O) alla pompa di calore. Questo segnale viene inviato solamente quando la produzione fotovoltaica supera un valore preimpostato in fase di collaudo. Oppure se l’energia elettrica immessa in rete è superiore ad una certa soglia (quest’ultimo caso è migliorativo rispetto al semplice valore di produzione fotovoltaica).
Ma cosa ci permette di fare questo segnale? L’elettronica della pompa di calore, dal momento che riceve questo contatto, setterà il generatore in modalità comfort in modo da sfruttare l’eccedenza per riscaldare l’edificio e l’acqua calda sanitaria.

2– Se l’inverter non ha la possibilità di inviare questo segnale o se la pompa di calore non ha la possibilità di riceverlo, risulta di fondamentale importanza un sistema di monitoraggio e settaggio della pompa di calore.
Il settaggio permette di impostare della fasce orarie di funzionamento della pompa di calore, perciò far lavorare la macchina nelle ore di maggior esposizione solare, con temperature esterne più favorevoli garantendo così l’autoconsumo. Il sistema esterno di monitoraggio del fotovoltaico invece monitora l’energia prodotta e quella immessa in rete, dialogando con la pompa di calore.

In sintesi: non è possibile riscaldare casa gratuitamente e ricevere bollette pari a zero (specialmente nei mesi più freddi dell’anno tra cui Gennaio e Febbraio). Il corretto approccio è bilanciare l’energia elettrica annuale consumata con l’energia elettrica annuale prodotta dal fotovoltaico.

FV condominio

Autoconsumo collettivo condominiale: perché conviene?

Autoconsumo collettivo condominiale: perchè conviene?

Nel nostro precedente articolo  e nella nostra pagina nella sezione Servizi abbiamo introdotto diversi argomenti per spiegare i vantaggi dell’autoconsumo collettivo in condominio.

Le dinamiche di discussione in una tipica assemblea condominiale ci suggeriscono di entrare ancora più in dettaglio su come orientarla al meglio per far comprendere alla maggior parte dei condòmini l’opportunità di un investimento in un impianto fotovoltaico.

Innanzitutto, la premessa fondamentale è dimostrare come l’opportunità data dalla legge di valorizzare in maniera virtuale la produzione di un impianto fotovoltaico condominiale sia di gran lunga molto più semplice da gestire rispetto alla richiesta, pur consentita dalla legge, del singolo condòmino di installarsi il suo impianto personale sulla porzione di tetto legata ai suoi millesimi di proprietà. Inoltre, vale la pena sottolineare in sede di presentazione i seguenti vantaggi:

  • aumento di valore della proprietà;
  • risparmio sulla bolletta condominiale;
  • nessun vincolo per le unità abitative che continueranno a ricevere la bolletta dal proprio gestore con gli stessi consumi di prima.

Tipicamente, i punti da considerare in ordine di priorità sono i seguenti:

  1. analisi di fattibilità tecnica;
  2. analisi dei consumi;
  3. analisi dei costi;
  4. analisi dei ricavi.

L’analisi di fattibilità tecnica

L’analisi di fattibilità tecnica deve rispondere alle seguenti domande:

  • qual è l’area utile della copertura per l’alloggiamento dei pannelli fotovoltaici?
  • cosa si intende per area utile?
  • qual è la modalità di accesso alla copertura?
  • La copertura dispone di una linea vita?

Una volta definiti e risolti questi vincoli tecnici il risultato finale dell’analisi deve riportare il numero massimo di pannelli installabili e, di conseguenza, il valore della potenza di produzione massimo installabile sull’edificio.

Nota a margine: per evitare costi aggiuntivi legati sostanzialmente a pure procedure burocratiche, generalmente si considera un valore massimo di potenza pari a 20 kWp.

L’analisi dei consumi

L’analisi dei consumi parte inevitabilmente dalle singole bollette dell’energia elettrica, sia delle parti comuni che dei singoli condòmini.

Questa analisi è fondamentale per capire quale possa essere la scelta più equilibrata del dimensionamento dell’impianto, in modo da bilanciare le seguenti voci:

  1. indice di autoconsumo dei consumi delle parti comuni;
  2. valore stimato dell’energia consumata dai singoli condòmini;
  3. valore stimato dell’energia in eccesso immessa nella rete.

Si tenga presente che mentre il punto 1 e il punto 3 sono i vantaggi classici di un tipico impianto fotovoltaico, il punto 2 rappresenta la parte che viene specificatamente incentivata per 20 anni proprio per le installazioni condominiali.

In questa fase l’analisi può essere più o meno dettagliata, anche in base alla disponibilità delle singole bollette delle unità condominiali. Nella pratica conviene ragionare a livello di cluster, cioè di gruppi di unità simili tra loro, come ad esempio:

  • numero totale di unità abitative;
  • numero di unità commerciali/uffici;
  • numero di unità con presenza in fascia diurna di persone superiore a 2/3;
  • numero di unità con presenza di impianti elettrici di consumo quali boiler elettrici o climatizzatori.

Si tenga conto, in ogni caso, che la fotografia del presente non sarà mai la stessa nel futuro (nuovi proprietari/inquilini, nuove scelte di consumo, etc…), per cui entrare troppo in dettaglio probabilmente non conviene in questa fase.

L’obiettivo però è quello di valutare quale dimensione dell’impianto può consentire una misura ragionevole dell’investimento iniziale e una successiva distribuzione equilibrata dell’energia prodotta tra autoconsumo e vendita in rete.

Nota: chiaramente si parla di consumi in fascia diurna in quanto, come noto, l’impianto fotovoltaico lavora sfruttando la luce del sole. L’eventualità di utilizzare un sistema di accumulo al momento per motivi tecnici, normativi e, soprattutto, di rapporto costi/benefici è di solito da escludere per un condominio.

L’analisi dei costi

L’analisi dei costi deve partire dal preventivo che può essere immaginato per il tipo di impianto definito nelle due fasi precedenti come:

kWp = min(analisi di fattibilità, analisi dei consumi)

Se si prescinde dai possibili costi legati all’accessibilità al tetto (linea vita, utilizzo di PLE, piattaforme di lavoro elevabili), il costo di un impianto fotovoltaico senza sistema di accumulo dipende principalmente dai seguenti fattori:

  • numero di pannelli;
  • qualità dei pannelli/inverter;
  • prezzi di mercato.

Allo stato attuale, che ha visto ultimamente una leggera ma costante riduzione dei prezzi, si può ipotizzare una forbice tra i 1500 €/kWp per gli impianti più grandi e i 1800 kWp per quelli più piccoli (iva compresa). Il vantaggio poi degli impianti fotovoltaici è la ridotta manutenzione per cui i costi annuali potrebbero ridursi a:

  • costo assicurazione per danni a impianto elettrico/pannelli;
  • costo legato al monitoraggio delle prestazioni, al pagamento degli incentivi e alla distribuzione degli utili dell’autoconsumo collettivo. 

L’analisi dei risparmi e dei ricavi

Questa analisi di previsione consente di generare un trend di flusso di cassa per valutare la bontà dell’investimento economico.

Il sistema di calcolo viene proposto ormai da diverse piattaforme. Una di queste è Recon proposta gratuitamente da ENEA.

Le voci da considerare sono comunque sempre le stesse:

  • i risparmi da autoconsumo fisico sulla bolletta condominiale;
  • i ricavi dall’energia immessa in rete nella quota di quella condivisa
  • i ricavi da energia immessa e venduta in rete eccedente la quota condivisa;
  • la detrazione fiscale del 50% sui 10 anni.

L’obiettivo è capire, in prima battuta, il costo dell’investimento iniziale e il tempo di rientro da questo investimento (ROI). Tipicamente il rientro dall’investimento va dai 4 agli 8 anni, dopodiché è tutto guadagno.

Fatta questa prima valutazione, sempre per venire incontro alle singole capacità di spesa, sarà importante esporre la possibilità dell’accensione di un finanziamento. A fronte del pagamento degli inevitabili interessi, questa è un’opportunità molto interessante anche per i seguenti motivi:

  • azzeramento dell’investimento iniziale;
  • possibilità di estensione del finanziamento a 10 anni: questo consente di bilanciare la rata annuale del finanziamento con la detrazione fiscale del 50%;
  • il finanziamento viene fatto su base volontaria al singolo condòmino, per cui ognuno può scegliere liberamente e, soprattutto, ognuno risponde singolarmente degli eventuali mancati pagamenti senza coinvolgere il condominio.

Ribadendo che il finanziamento potrà essere una scelta personale, si fa presente che anche noi di Puntoambiente siamo in grado di offrire proposte di finanziamento molto vantaggiose in modalità semplificata rispetto a eventuali richieste in banca o presso altri istituti finanziari, grazie a convenzioni stipulate appositamente.

 

Caso pratico: condominio di 18 unità residenziali e 4 unità commerciali

Per questo condominio avevamo poche informazioni:

  • indirizzo;
  • bolletta condominiale;
  • numero di unità, divise tra residenziali e commerciali.

Dopo aver effettuato l’analisi di fattibilità tecnica e l’analisi dei consumi (necessariamente stimati data l’assenza delle bollette delle singole utenze) siamo giunti a proporre un impianto di 15 kWp al costo di circa 1.600 €/kWp, esclusi i costi legati alla sicurezza.

Abbiamo poi considerato il valore del prezzo medio di acquisto dell’energia, desunto dal sito di ARERA: prudenzialmente abbiamo inserito 0,3 €/kWh.

Infine abbiamo considerato il prezzo medio di vendita dell’energia immessa in rete e non condivisa: prudenzialmente abbiamo inserito 0,1 €/kWh.

I risultati senza opzione di finanziamento

Come evidenziato dal progetto l’investimento si ripaga in un tempo di 6/7 anni e produrrà utili molto interessanti negli anni successivi.

I risultati con opzione di finanziamento

Come evidenziato dal trend a fronte di minori ricavi si evidenzia come l’impianto possa risultare a costo zero iniziale per le utenze sommando gli incentivi, i ricavi e le detrazioni fiscali con utili interessanti, specialmente per gli anni successivi al decimo.

Sei un amministratore condominiale? Oppure abiti in un condominio e vorresti installare un impianto fotovoltaico? Accedi alla nostra pagina di contatti e scegli la modalità preferita per metterti in contatto con noi e trovare la migliore soluzione!

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Come funziona lo scambio sul posto

Il contratto con il GSE in regime di scambio sul posto

Lo Scambio sul posto è un contratto che il titolare di un impianto a energie rinnovabili può stipulare con il Gse (Gestore Servizi Elettrici) attraverso il quale l’energia elettrica prodotta in eccesso viene remunerata con accredito in denaro.

L’energia del proprio impianto fotovoltaico può essere utilizzata istantaneamente, mettendo in funzione apparecchi elettronici durante le ore di luce, oppure attraverso l’autoconsumo differito, che richiede però un sistema di accumulo.

Nel caso in cui l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico è superiore al fabbisogno, e quindi non consumata immediatamente, viene immessa nella rete elettrica e remunerata grazie allo Scambio sul posto, che consente quindi di non perdere il vantaggio economico derivato dalla fonte di energia solare.

In parole povere, si tratta di una “vendita” di energia prodotta ma inutilizzata dal possessore di un impianto fotovoltaico.

Principio di funzionamento

Maggiori informazioni sul sito del GSE

I kWh di energia elettrica prodotti dal proprio impianto e non immediatamente autoconsumati, vengono immessi nella rete pubblica e contabilizzati da un contatore. L’energia immessa viene quindi valorizzata dal GSE che determina un credito in euro, denominato contributo in conto scambio (CS). Tale credito andrà a compensare e rimborsare la tariffa spesa dall’utente per l’energia che invece è stata prelevata dalla rete e pagata in bolletta.
In altre parole, si chiama Scambio sul posto perché è letteralmente uno scambio di valore economico tra l’energia elettrica prodotta dall’utente con il proprio impianto fotovoltaico e l’energia elettrica prelevata dall’utente acquistandola dalla rete.
Il GSE è incaricato di gestire e contabilizzare queste attività di scambio energetico, rilasciando il contributo in conto scambio tramite accrediti trimestrali. Per capire come funziona lo scambio sul posto continua a leggere.

Esempio pratico

Effettuare questi calcoli non è affatto semplice. Per meglio chiarire la procedura proviamo a fare un ESEMPIO:

  • Ho un fabbisogno annuo di 4200 kW. In assenza di un impianto Fotovoltaico, preleverò tutti i 4200 kW dalla rete elettrica. La mia spesa sarà 4200kW x 0.25€ = 1050€ all’anno
  • Decido di installare un impianto fotovoltaico per coprire il fabbisogno di 4200 kW. In media, ogni kW di fotovoltaico installato mi produrrà 1400 kW all’anno. Avrò bisogno quindi di un impianto fotovoltaico da 3kW per produrre i 4200 kW di cui ho bisogno
  • Poniamo che dei 4200 kW che il Fotovoltaico produce nel corso dell’anno, riesco ad autoconsumarne la metà, cioè 2100 kW. I restanti 2100 kW non utilizzati vengono immessi nella rete
  • Metà del mio fabbisogno annuale riesco quindi a coprirlo con il Fotovoltaico, mentre l’altra metà dovrò attingerla dalla rete (di notte, in periodi di scarsa illuminazione)
  • Avrò questa situazione: 2100 kW all’anno di autoconsumo. 2100 kW prodotti dal fotovoltaico ma immessi in rete e 2100 kW prelevati dalla rete
  • Il contributo che il GSE da per ogni kW immesso nella rete è di circa 0.16€ (il numero cambia in base a diversi parametri). Quindi il valore del mio contributo in conto scambio sarà 16€ x 2100 kW = 336€ all’anno
  • Supponiamo che il costo dell’energia sia 0.25€, la spesa che sostengo per l’energia prelevata dalla rete è 2100 kW x 0.25€ = 525€ all’anno
  • Risultatida 1050€ di bolletta all’anno, pagherò la metà, cioè 525€ all’anno. Tale risparmio è dovuto al Fotovoltaico. Inoltre, i 525€ annui di bolletta elettrica residua sono ripagati in parte dai 336€ del contributo in conto scambio

In fin dei conti ne risulta una spesa netta annua di 189€. La mia bolletta energetica si è ridotta dell’86%!

Modalità di pagamento dei contributi

Il contributo rimborsa i costi sostenuti dall’utente per i servizi di trasporto e dispacciamento, oltre che gli oneri generali di sistema della rete elettrica. Importante da dire è che lo scambio sul posto non va a scontare le bollette!

Il contributo in conto scambio è un pagamento che viene accreditato a posteriori e che non interviene sulla bolletta elettrica. I canali sono due:

  • Si riceverà normalmente la bolletta elettrica dal proprio gestore (Enel, Edison, Acea, ecc.)
  • In seguito si avrà un accredito da parte del GSE del valore in denaro che ci spetta secondo i calcoli

Per determinare l’importo del contributo, il GSE si basa sulle caratteristiche dell’impianto e sulla quantità di energia scambiata con la rete. Il valore del contributo dipende dai costi di prelievo dell’energia dalla rete e dal valore in euro dell’energia immessa in rete, calcolato a sua volta in base ai prezzi del mercato elettrico, secondo zone, profili e fasce orarie.

Lo scambio sul posto (SSP) offre il massimo vantaggio quando, nel periodo di un anno, l’utente immette in rete una quantità di energia elettrica almeno uguale a quella prelevata. Nel caso in cui il valore dell’energia immessa in rete sia superiore agli oneri sostenuti per il prelievo, il GSE determina un credito che andrà a sommarsi ai contributi dell’anno successivo.

Attivazione del servizio

Per stipulare il contratto di SSP, i produttori-utenti devono presentare richiesta tramite il portale informatico del GSE, entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Il contratto ha una durata annuale solare e si rinnova tacitamente. Il portale del GSE consente inoltre di gestire le questioni tecniche, economiche e amministrative del servizio di scambio sul posto.

In conclusione, lo Scambio sul Posto rappresenta un’ulteriore opportunità di risparmio e vantaggio economico, che si aggiunge alla detrazione fiscale del 50% prevista per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. Noi di PUNTOAMBIENTE offriamo nei nostri pacchetti di installazione di impianti fotovoltaici la consulenza professionale su misura e assistenza per la gestione delle pratiche burocratiche e il monitoraggio annuale dei consumi e dei corrispettivi ricevuti.

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Revamping fotovoltaico

Revamping fotovoltaico: Cos’è, come funziona, quando si fa

Con il passare del tempo, gli impianti fotovoltaici privati o industriali possono perdere di efficacia. Ciò vale, a maggior ragione, per impianti datati e dunque realizzati con tecnologie che oggi risultano obsolete e sono state sostituite da altre più efficienti.

Quando le performance di un impianto iniziano a calare, in modo importante e costante nel tempo, non è necessario intervenire sostituendolo in toto: è possibile ripristinarne l’efficacia attraverso un intervento di revamping, allungando così la sua durata di vita e la sua capacità di produrre energia.

Vediamo cos’è, quando è utile e quali vantaggi comporta.

Cosa si intende per revamping fotovoltaico?

Il revamping fotovoltaico consiste nel rinnovamento o ammodernamento di un impianto fotovoltaico esistente, al fine di ripristinarne la piena efficacia e l’efficienza energetica.

Non va confuso con il repowering: una pratica differente, sebbene con lo stesso scopo, ovvero quello di migliorare le prestazioni dell’impianto. Il revamping, infatti, prevede la sostituzione di alcune componenti principali, mentre il repowering si basa sull’aggiunta di componenti che potenziano l’impianto.

Quando bisogna fare il revamping?

 Un impianto fotovoltaico può durare, in media, 25 anni. Durante il suo ciclo di vita, però, è probabile che subisca perdite di efficacia, che possono dipendere da diversi fattori.

Un intervento di revamping permette di ripristinare le capacità di performance dell’impianto, quando:

  • si rileva una perdita dell’efficienza energetica dell’impianto, che si protrae nel tempo o che continua gradualmente a peggiorare
  • quando si rileva un degrado fisico di alcune parti dell’impianto (ad esempio, alcuni eventi atmosferici possono aver danneggiato uno o più pannelli fotovoltaici, oppure l’usura può essere legata a una scarsa qualità dei materiali utilizzati)
  • quando si rileva un problema di progettazione iniziale da correggere, che limita l’efficacia o la sicurezza dell’impianto (ad esempio, parte dei pannelli solari eccessivamente in ombra)
  • quando l’impianto fotovoltaico non risulta più essere in linea con gli standard di sicurezza indicati dal GSEGSE, che nel corso degli anni sono diventati sempre più stringenti.

In tutti questi casi, il corretto intervento di revamping permette di aumentare la capacità di produzione di energia dell’impianto, riportandola a condizioni ottimali.

Come funzionano gli interventi di revamping del fotovoltaico

È importante definire la tipologia di intervento di revamping da mettere in atto in base alle cause che comportano la perdita di efficienza dell’impianto fotovoltaico. In primis, dunque, è importante che vengano individuate le corrette cause della perdita di efficacia.

Ecco quali sono i più frequenti interventi che possono venire effettuati per migliorare le prestazioni e allungare il ciclo di vita dell’impianto.

Sostituzione dell’inverter

L’inverter è la parte di impianto che trasforma la corrente continua proveniente dai raggi solari in corrente alternata. È un componente importante per monitorare il corretto funzionamento dei pannelli solari, evitare incendi o cortocircuiti.

Sostituzione dei pannelli solari

Anche i grandi impianti costruiti per alimentare un’industria possono rivelare una perdita di efficienza quando un solo pannello fotovoltaico viene danneggiato. Pertanto, un intervento di revamping può prevedere la sostituzione dei pannelli che mostrano un deficit delle prestazioni.

Installazione di dispositivi anti PID

Il PID, o Potential Induced Degradation (Potenziale di Degrado Indotto) è un fenomeno di degrado delle prestazioni dei pannelli, dato dalla polarizzazione delle celle fotovoltaiche, che può portare anche alla perdita del 30% dell’efficacia.

I dispositivi anti PID prevengono l’insorgenza di questo fenomeno, evitando che si verifichi il degrado delle celle.

Installazione dispositivi per la sicurezza dell’impianto

Un intervento di revamping può prevedere inoltre l’installazione di nuovi dispositivi che consentono di adeguare l’impianto alle normative CEI 0-21 e CEI 0-16.

Normative GSE vigenti

Il GSE (gestore dei servizi energetici) mette a disposizione diversi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici per le aziende. È dunque importante sapere come effettuare un intervento di revamping senza perdere i benefici del Conto Energia.

Per orientarsi, è possibile consultare il DTR, ovvero il Documento Tecnico per il Revamping, pubblicato proprio dal GSE, contenente le indicazioni sulle attività consentite e quelle non consentite per non perdere le agevolazioni. 

In linea generale, è importante fare attenzione alla distinzione tra interventi significativi e non significativi.

Revamping fotovoltaico e GSE: Interventi significativi e non significativi

Gli interventi non significativi sono tutti quegli interventi che non prevedono comunicazioni obbligatorie, mentre gli interventi significativi, se effettuati su un impianto con potenza superiore a 3 kW, devono essere comunicati entro 60 giorni dal termine dell’intervento, pena la perdita delle agevolazioni fiscali del Conto Energia.

Se gli impianti sono inferiori a 3 kW, invece, non è necessario effettuare alcuna comunicazione al Gestore dei Servizi Energetici.

In particolare, sono considerati interventi non significativi:

  • lo spostamento degli inverter e dei componenti elettrici minori
  • la sostituzione di parti elettriche minori
  • interventi sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici.

Sono considerati interventi significativi, invece:

  • la sostituzione, rimozione e nuova installazione dei componenti principali, ovvero moduli e inverter
  • lo spostamento di tutti i moduli o di alcuni di essi
  • la modifica del regime di cessione in rete o la variazione del codice identificativo del punto di connessione alla rete.

Questi interventi significativi devono rispettare requisiti specifici:

  • per sistemi con potenza fino a 20 kW, la potenza nominare dell’impianto può essere aumentata al massimo del 5%
  • peri sistemi con potenza superiore a 20 kW, la potenza nominale dell’impianto può essere aumentata al massimo dell’1%.

    È importante considerare come il revamping sia anche un modo per massimizzare gli incentivi previsti dal GSE: dal momento che gli incentivi sono calcolati in base ai kWh di energia prodotti, avere un impianto che lavora al massimo delle sue potenzialità significa anche poter sfruttare questi incentivi al massimo.

    Tenendo conto di questi fattori, è possibile calcolare anche il ritorno dell’investimento del revamping fotovoltaico, considerando i costi dell’intervento vs i maggiori ricavi derivanti dal ripristino delle condizioni ottimali dell’impianto.

    www.lumi4innovation.it