FV condominio

Autoconsumo collettivo condominiale: vantaggi economici conseguibili

Vantaggi economici conseguibili dai membri di un autoconsumo collettivo condominiale

Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano una vera e propria rivoluzione nel settore energetico, dove i cittadini (prosumer) diventano protagonisti attivi del processo di produzione e consumo dell’energia. Rimandiamo alla rete l’approfondimento di cosa sono e come funzionano, vista l’ampia disponibilità di pubblicazioni sul tema. In questo articolo raccontiamo una nostra recente analisi su un piccolo condominio di 3 utenze proprio per evidenziare come è possibile realizzare un autoconsumo collettivo anche in piccole realtà del nostro territorio.

Il quadro legislativo delle CER: a che punto siamo

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato l’iter con l’Unione Europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà attendere il via libera della Commissione Ue necessario per l’entrata in vigore.

In caso di approvazione, i membri delle comunità energetiche potranno usufruire di due tipi di agevolazioni, un incentivo in tariffa basato sulla potenza erogata dall’impianto e un contributo a fondo perduto attraverso fondi del PNRR riservato alle comunità energetiche costituite nei comuni con meno di 5mila abitanti. Il contributo previsto ammonterebbe al 40% dell’investimento, sia per la realizzazione di nuovi impianti che per il potenziamento di quelli esistenti.

Il caso pratico di un piccolo condominio

Il caso analizzato riguarda un condominio con tre utenze più un’utenza per gli impianti comuni. L’analisi parte dalle bollette di tutte le utenze coinvolte: in pratica, occorre recuperare da esse i valori dei consumi su base annua

I dati da considerare sono i consumi totali e quelli in fascia F1, che rappresentano approssimativamente la fascia diurna, cioè quella utilizzabile con la produzione fotovoltaica. Un'analisi più accurata prevede la disponibilità di questi dati con un dettaglio mensile. 

Bisogna poi fare una distinzione tra i consumi delle parti comuni (es. ascensore, luci, etc…) e delle singole utenze. I consumi delle parti comuni servono per capire la quota di autoconsumo diretto dell’impianto fotovoltaico rispetto alla produzione totale di energia. I consumi delle singole utenze servono invece per capire le quote di autoconsumo “virtuale”, cioè quelle calcolate a valle dal gestore per misurare i valori della cosiddetta “energia condivisa”.

Dimensionamento dell’impianto fotovoltaico

I condomini non sono tutti uguali e non sempre si hanno a disposizione ampie superfici sulla copertura per la posa dei pannelli. L’analisi del tetto e degli accessi ad esso consente di definire il limite massimo di potenza installabile. Il dimensionamento dell’impianto, quindi, viene fatto cercando di massimizzare la resa energetica su tutte le utenze con un limite massimo dato dalla sua realizzabilità fisica.

Di solito si considera anche il limite dei 20 kWp come potenza installabile in quanto al di sopra di questa soglia sono necessari ulteriori adempimenti burocratici che riducono il rendimento dell'investimento.

Investimento e tipologia di detrazione

Ultimo passaggio riguarda la valutazione economica. Preventivo alla mano, si tratta di capire a quanto ammonta l’investimento iniziale e la quota eventuale di costi di manutenzione periodica. 

Nel calcolo del ritorno economico dell’investimento un ruolo importante è dato ovviamente dalla possibilità di detrarre la suddetta spesa al 50% in 10 anni. 

Nel nostro caso, infine, non abbiamo considerato la realizzazione di questo impianto in Superbonus, nel qual caso sarebbero venuti meno gli incentivi previsti per la remunerazione dell’energia condivisa.

I risultati

Nel caso pratico in questione (un piccolo condominio di 3 utenze) abbiamo ipotizzato come scelta più conveniente un impianto di 10 kWp. Il valore dell’investimento è stato di circa 1850 €/kW , valore leggermente superiore alla media attuale dei costi dovuto alla necessità di realizzare una struttura custom per i pannelli dovuto alla copertura piana e non a falda dell’edificio. Di seguito rappresentiamo i risultati finali dell’analisi, ottenuti tramite lo strumento gratuito RECON

Come evidenziato dal progetto, anche nel caso come questo di un piccolo condominio posto in una città della pianura padana, l’investimento si ripaga in un tempo di 6/7 anni con incentivi che permangono fino a 20 anni. 

Vuoi avere maggiori informazioni? Inviaci una mail o scrivici tramite la nostra pagina dei contatti:

Dichiarazione fiscale 2023

Fotovoltaico: guida sintetica alla corretta dichiarazione dei Redditi

Dichiarazione dei redditi per chi ha un impianto fotovoltaico: guida sintetica

Il mondo del fotovoltaico non è esente dai collegamenti con la materia fiscale. Ovviamente per le installazioni avvenute nel 2022 occorre ricordarsi di portare in detrazione i costi dell’impianto che, come noto, riguardano il 50% di quelli sostenuti e che saranno rimborsati in 10 rate. Fondamentale è aver pagato con un bonifico cosiddetto “parlante” che riporta i riferimenti alla legge per la detrazione corretta.

Attenzione se il nuovo impianto faceva parte del pacchetto SUPERBONUS: in quel caso, l’impianto è già inserito nella spesa globale e avrà una detrazione del 110% in 5 anni.

Come considerare gli incentivi erogati dal GSE?

Per chi era riuscito ad accedere ai vari Conto Energia dei primi anni 2000 non va dichiarato nulla al fisco in quanto si trattava di un incentivo e non di un ricavo.

Anche il Contributo di Scambio sul Posto da solo non assume rilevanza fiscale. Si tratta, infatti, di un contributo, un rimborso proporzionale effettuato dal GSE rispetto al costo dell’energia e alla quota dei costi del sistema elettrico.

In sintesi, cosa viene tassato?

Quello che deve essere dichiarato ai fini fiscali perché rappresenta un reddito è quello derivante dalla vendita di energia alla rete.

Ricadono in questa tipologia:

  1. il RID o Ritiro Dedicato. Le informazioni si trovano sul sito del GSE a questo link
  2. le eventuali eccedenze dello Scambio sul Posto se è stata effettuata la scelta di liquidarle. In questo caso, la procedura corretta si trova a questo link.

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Bando ISI dell’INAIL

Bando ISI dell’INAIL

Troppo spesso gli investimenti nella sicurezza sul lavoro sono sottovalutati o tenuti in considerazione in ritardo, quando ormai il problema è manifesto o quando l’emergenza impone di riconsiderare le priorità. Quel che ruota attorno a salute e sicurezza, invece, merita un approccio contrario, orientato alla prevenzione e all’allestimento delle migliori condizioni per i lavoratori. L’INAIL a tal fine ha messo a punto un bando che vuol finanziare in modo meritocratico le aziende che investono in sicurezza, foraggiando così gli atteggiamenti virtuosi attraverso un vero e proprio incentivo economico.

Tale opportunità prende il nome di “Bando ISI 2022”, i cui termini si sviluppano tra maggio e giugno 2023 e per la cui partecipazione sono richiesti semplicemente strumenti essenziali quali SPID, Firma Digitale e un indirizzo PEC.

Bando ISI: cifre, limiti, dettagli

Il Bando ISI nasce a tal fine, mettendo sul piatto un budget da suddividersi sulla base di cinque differenti “assi di finanziamento”:

  1. Progetti di investimento e Progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale
  2. Progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale di carichi (MMC)
  3. Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto
  4. Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività
  5. Progetti per micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione primaria dei prodotti agricoli

I primi quattro assi prevedono un finanziamento a fondo perduto che non supera il 65% al netto dell’iva (da 5 a 130 mila euro per gli assi 1, 2 e 3; da 2 a 50 mila euro per l’asse 4), mentre l’asse 5 contempla un 40% per le imprese agricole e il 50% per i giovani agricoltori.

A chi è rivolto

L’iniziativa, spiega INAIL, è indirizzata a “tutte le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, secondo le distinzioni specificate in relazione ai diversi Assi di finanziamento”. Gli enti del terzo settore potranno attingervi però soltanto nei limiti dell’asse di finanziamento numero 2.

Le finalità sono specificatamente indirizzate alle micro e piccole imprese operanti nel settore primario: quel che l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro intende finanziare, infatti, è “l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature di lavoro caratterizzati da soluzioni innovative per abbattere in misura significativa le emissioni inquinanti, migliorare il rendimento e la sostenibilità globali e, in concomitanza, conseguire la riduzione del livello di rumorosità o del rischio infortunistico o di quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali”.

Come fare la domanda

Il bando prevede l’apertura delle procedure in data 2 maggio 2023, con la chiusura dei termini in data 16 giugno 2023 alle ore 18. Oltre questa data non sarà più pertanto possibile consegnare documentazione né palesare l’intenzione di attingere ai fondi disponibili.

Per entrare all’interno dello sportello informatico dell’INAIL è sufficiente disporre di credenziali SPID, che permettono di identificarsi all’interno del sistema e accedere così ai servizi relativi. Una volta acceduta e compilata la documentazione tramite procedura guidata, sarà necessario apporre la propria firma digitale: quest’ultimo passaggio è essenziale per comprovare in modo inoppugnabile la piena consapevolezza sui dati inseriti, consentendo pertanto alla richiesta di poter procedere al passo successivo.

La domanda va quindi registrata in modalità telematica, seguendo le istruzioni fornite per garantire la piena bontà e validità della trasmissione: “Le domande ammesse agli elenchi cronologici dovranno essere confermate, a pena di decadenza dal beneficio, attraverso l’apposita funzione on line di upload/caricamento della documentazione, come specificato negli Avvisi regionali/provinciali”. L’invio è altresì possibile tramite PEC, strumento che certifica in modo ufficiale la data di invio e consente pertanto di garantire al ricevente la piena osservanza dei tempi di partecipazione al bando.

La data di invio della documentazione risulta importante non soltanto per il rispetto dei termini del bando, ma anche per la compilazione degli elenchi cronologici che, al netto dell’ammissibilità delle domande, consente di accedere o meno al finanziamento.

Vuoi chiederci una consulenza specifica per accedere a questi fondi? Viste le difficoltà nell’impostare e inviare la pratica con il punteggio richiesto e ottenere il contributo con il click day noi siamo in grado di seguire tutto l’iter di presentazione della domanda.
Scambio denaro cessione crediti

Il finanziamento in 10 anni alternativo alla cessione del credito

La formula del finanziamento come alternativa migliorativa dello sconto in fattura

È stata pubblicata il 12 aprile 2023 in Gazzetta Ufficiale la legge 38/2023 legge di conversione del dl 11/2023 (decreto blocca cessioni) contenente urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all’articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.

Come già descritto in un nostro precedente articolo, il governo ha bloccato la possibilità di cedere il credito d’imposta o di ottenere lo sconto in fattura su tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia ed ecobonus.

La possibilità di cedere il proprio credito fiscale è stata sicuramente uno dei provvedimenti più incisivi per favorire la richiesta di nuovi impianti legati alla possibilità di detrazioni fiscali importanti, dal 50% del bonus casa (a cui appartengono gli impianti fotovoltaici), al 65% dell’ecobonus (caldaie, pompe di calore, impianti di climatizzazione) fino al 110% del Superbonus.

Chi ha provato però a sfruttare fino all’ultimo questa possibilità, ha di certo potuto verificare che i costi degli oneri legati alla cessione del credito avevano raggiunto negli ultimi mesi quasi il 30% del valore ceduto, rendendolo a conti fatti non così vantaggioso economicamente. In pratica, il cliente che aderiva alla cessione del credito non avrebbe più aspettato 10 anni per il recupero del 50% o del 65%, ma per farlo avrebbe dovuto aggiungere al costo dell’impianto una cifra pari alla percentuale di cui sopra sul credito ceduto.

Facciamo un esempio: per un impianto da 20.000 euro con detrazione fiscale in 10 anni al 50% il cliente ha pagato 10.000 euro più 3.000 euro di oneri finanziari.

Pagamento rateale con finanziamento

Grazie a un accordo con FIDITALIA, la nostra società è in grado di offrire una soluzione rateale su 10 anni a tassi di interessi standard. Questa soluzione ha dei vantaggi anche superiori alla precedente per vari motivi:

  1. il cliente può decidere di farsi finanziare l’intero costo dell’opera e di non anticipare nulla, nemmeno quel 50% o 35% a seconda della tipologia di bonus;
  2. il cliente manda in detrazione il suo acquisto e ogni anno per 10 anni può recuperare quella quota, scalandola quindi di fatto dal costo delle rate;
  3. il cliente non deve pagare nulla di oneri perché questi sono compresi negli interessi compresi nella singola rata.

A conti fatti, considerando i tassi attuali applicati agli interessi, è come se si pagasse l’opera in 10 anni senza interessi e senza anticipo.

Vuoi saperne di più?  

Se sei un’azienda o un’attività con partita IVA?

Nessun problema, abbiamo la soluzione anche per te con la formula del noleggio operativo.

Il noleggio operativo di beni strumentali (detto anche leasing operativo o locazione operativa) è una formula con la quale le aziende usufruiscono di macchinari, arredi e attrezzature senza acquistarli ma pagando un canone periodico di affitto.

La formula del noleggio operativo prevede che i beni strumentali e gli arredi vengano acquistati da una terza parte (Third Party Funding), che si assume i rischi finanziari e creditizi e, da quest’ultima, vengano ceduti in locazione all’utilizzatore.

Con il leasing operativo, la proprietà del bene non viene ceduta al locatario, ma rimane sempre a capo della società di noleggio.

vantaggi del noleggio operativo sono molti, sia per chi ne usufruisce sia per chi mette a disposizione i propri beni strumentali:

Per l’utilizzatore:

  • Mantenimento del proprio capitale circolante senza impegnare cash flow, senza utilizzare linee di credito e senza appesantimenti di immobilizzazioni nello stato patrimoniale.
  • A differenza di leasing, finanziamento o acquisto, il valore del noleggio operativo non rappresenta un debito per l’azienda ma solo un canone che trova espressione nel conto economico.
  • La locazione operativa è deducibile integralmente sia a fini IRES sia ai fini IRAP senza limitazioni di durata minima.
  • Prodotto estremamente flessibile per quanto riguarda la durata del contratto, la periodicità del canone e il valore commerciale del bene al termine della locazione.
  • A fine locazione è possibile acquistare o restituire il bene, oppure iniziare un nuovo contratto con beni aggiornati.
  • canoni del noleggio operativo sono fissi (non essendo un prodotto finanziario non sono previste “indicizzazioni”) e comprende qualsivoglia costo accessorio.

Chiamaci o scrivici per saperne di più e formulare un’offerta personalizzata.

Climatizzatore BUDERUS

Impianti di climatizzazione e di condizionamento

Impianti di climatizzazione e di condizionamento

tratto da ingenio-web.it

La progettazione degli impianti di climatizzazione è regolata da norme che perseguono la tutela del comfort e della salute dell’utente finale, il rispetto dell’ambiente e il miglioramento delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianto. Nell’edilizia, inoltre, anche vincoli esistenti e una distribuzione articolata degli spazi possono diventare parametri progettuali, accentuando la necessità di una buona progettazione integrata.

Con il termine climatizzazione, come già riportato nelle definizioni della norma UNI 10339:1995, ci si può riferire alla realizzazione ed al mantenimento in simultaneo negli ambienti delle condizioni termiche, igrometriche, di qualità e di movimento dell’aria comprese entro i limiti richiesti per il benessere delle persone.

Per condizionamento, invece, si dovrebbe intendere invece l’insieme dei processi di trattamento della stessa, mediante i quali è possibile conseguire la qualità dell’aria e le condizioni termo-igrometriche richieste in modo da soddisfare le esigenze richieste nell’ambiente.

In sintesi, il condizionamento agisce principalmente sulla gestione della temperatura, mentre la climatizzazione oltre al controllo della temperatura, si pone come scopo quello di modificare quei parametri che condizionano la nostra percezione di “benessere termico”, in primis l’umidità. Infine, la ventilazione si pone l’obiettivo di garantire prefissati livelli di qualità dell’aria tramite su un buon ricambio dell’aria all’interno dei locali così da ridurre la concentrazione di inquinanti indotti dalla presenza umana e dalle attività produttive svolte.

Gli impianti HVAC “Heating, Ventilation & Air Conditioning”

L’acronimo HVAC si utilizza per impianti che provvedono al riscaldamento, al raffrescamento e al controllo della qualità dell’aria attraverso diversi dispositivi.

Gli impianti HVAC hanno quindi un effetto diretto sulla salute e sulla sicurezza degli ambienti; allo stesso modo anche il miglioramento delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianto, limitando l’immissione di inquinanti o gas potenzialmente dannosi, è diventato prioritario per salvaguardare l’ambiente e la salute degli utilizzatori finali. In quest’ottica, dunque, l’ambito energetico è diventato un tema centrale delle politiche europee e mondiali.

I nostri partner

I climatizzatori Buderus si contraddistinguono per efficienza e semplicità di utilizzo, ma anche per il design moderno ed elegante perfetto per ogni ambiente. Scarica la brochure informativa e chiedici un preventivo.

 

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Come funziona lo scambio sul posto

Il contratto con il GSE in regime di scambio sul posto

Lo Scambio sul posto è un contratto che il titolare di un impianto a energie rinnovabili può stipulare con il Gse (Gestore Servizi Elettrici) attraverso il quale l’energia elettrica prodotta in eccesso viene remunerata con accredito in denaro.

L’energia del proprio impianto fotovoltaico può essere utilizzata istantaneamente, mettendo in funzione apparecchi elettronici durante le ore di luce, oppure attraverso l’autoconsumo differito, che richiede però un sistema di accumulo.

Nel caso in cui l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico è superiore al fabbisogno, e quindi non consumata immediatamente, viene immessa nella rete elettrica e remunerata grazie allo Scambio sul posto, che consente quindi di non perdere il vantaggio economico derivato dalla fonte di energia solare.

In parole povere, si tratta di una “vendita” di energia prodotta ma inutilizzata dal possessore di un impianto fotovoltaico.

Principio di funzionamento

Maggiori informazioni sul sito del GSE

I kWh di energia elettrica prodotti dal proprio impianto e non immediatamente autoconsumati, vengono immessi nella rete pubblica e contabilizzati da un contatore. L’energia immessa viene quindi valorizzata dal GSE che determina un credito in euro, denominato contributo in conto scambio (CS). Tale credito andrà a compensare e rimborsare la tariffa spesa dall’utente per l’energia che invece è stata prelevata dalla rete e pagata in bolletta.
In altre parole, si chiama Scambio sul posto perché è letteralmente uno scambio di valore economico tra l’energia elettrica prodotta dall’utente con il proprio impianto fotovoltaico e l’energia elettrica prelevata dall’utente acquistandola dalla rete.
Il GSE è incaricato di gestire e contabilizzare queste attività di scambio energetico, rilasciando il contributo in conto scambio tramite accrediti trimestrali. Per capire come funziona lo scambio sul posto continua a leggere.

Esempio pratico

Effettuare questi calcoli non è affatto semplice. Per meglio chiarire la procedura proviamo a fare un ESEMPIO:

  • Ho un fabbisogno annuo di 4200 kW. In assenza di un impianto Fotovoltaico, preleverò tutti i 4200 kW dalla rete elettrica. La mia spesa sarà 4200kW x 0.25€ = 1050€ all’anno
  • Decido di installare un impianto fotovoltaico per coprire il fabbisogno di 4200 kW. In media, ogni kW di fotovoltaico installato mi produrrà 1400 kW all’anno. Avrò bisogno quindi di un impianto fotovoltaico da 3kW per produrre i 4200 kW di cui ho bisogno
  • Poniamo che dei 4200 kW che il Fotovoltaico produce nel corso dell’anno, riesco ad autoconsumarne la metà, cioè 2100 kW. I restanti 2100 kW non utilizzati vengono immessi nella rete
  • Metà del mio fabbisogno annuale riesco quindi a coprirlo con il Fotovoltaico, mentre l’altra metà dovrò attingerla dalla rete (di notte, in periodi di scarsa illuminazione)
  • Avrò questa situazione: 2100 kW all’anno di autoconsumo. 2100 kW prodotti dal fotovoltaico ma immessi in rete e 2100 kW prelevati dalla rete
  • Il contributo che il GSE da per ogni kW immesso nella rete è di circa 0.16€ (il numero cambia in base a diversi parametri). Quindi il valore del mio contributo in conto scambio sarà 16€ x 2100 kW = 336€ all’anno
  • Supponiamo che il costo dell’energia sia 0.25€, la spesa che sostengo per l’energia prelevata dalla rete è 2100 kW x 0.25€ = 525€ all’anno
  • Risultatida 1050€ di bolletta all’anno, pagherò la metà, cioè 525€ all’anno. Tale risparmio è dovuto al Fotovoltaico. Inoltre, i 525€ annui di bolletta elettrica residua sono ripagati in parte dai 336€ del contributo in conto scambio

In fin dei conti ne risulta una spesa netta annua di 189€. La mia bolletta energetica si è ridotta dell’86%!

Modalità di pagamento dei contributi

Il contributo rimborsa i costi sostenuti dall’utente per i servizi di trasporto e dispacciamento, oltre che gli oneri generali di sistema della rete elettrica. Importante da dire è che lo scambio sul posto non va a scontare le bollette!

Il contributo in conto scambio è un pagamento che viene accreditato a posteriori e che non interviene sulla bolletta elettrica. I canali sono due:

  • Si riceverà normalmente la bolletta elettrica dal proprio gestore (Enel, Edison, Acea, ecc.)
  • In seguito si avrà un accredito da parte del GSE del valore in denaro che ci spetta secondo i calcoli

Per determinare l’importo del contributo, il GSE si basa sulle caratteristiche dell’impianto e sulla quantità di energia scambiata con la rete. Il valore del contributo dipende dai costi di prelievo dell’energia dalla rete e dal valore in euro dell’energia immessa in rete, calcolato a sua volta in base ai prezzi del mercato elettrico, secondo zone, profili e fasce orarie.

Lo scambio sul posto (SSP) offre il massimo vantaggio quando, nel periodo di un anno, l’utente immette in rete una quantità di energia elettrica almeno uguale a quella prelevata. Nel caso in cui il valore dell’energia immessa in rete sia superiore agli oneri sostenuti per il prelievo, il GSE determina un credito che andrà a sommarsi ai contributi dell’anno successivo.

Attivazione del servizio

Per stipulare il contratto di SSP, i produttori-utenti devono presentare richiesta tramite il portale informatico del GSE, entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Il contratto ha una durata annuale solare e si rinnova tacitamente. Il portale del GSE consente inoltre di gestire le questioni tecniche, economiche e amministrative del servizio di scambio sul posto.

In conclusione, lo Scambio sul Posto rappresenta un’ulteriore opportunità di risparmio e vantaggio economico, che si aggiunge alla detrazione fiscale del 50% prevista per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. Noi di PUNTOAMBIENTE offriamo nei nostri pacchetti di installazione di impianti fotovoltaici la consulenza professionale su misura e assistenza per la gestione delle pratiche burocratiche e il monitoraggio annuale dei consumi e dei corrispettivi ricevuti.

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Climate Change 2023: AR6 Rapporto di sintesi

Climate Change 2023: AR6 Rapporto di sintesi

Lunedì 20 marzo l’IPCC ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) con il rapporto di Sintesi (Synthesis Report – SYR) che integra i risultati dei tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1.5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019).

Un’azione urgente per il clima può garantire un futuro vivibile per tutti

INTERLAKEN, Svizzera, 20 marzo 2023 – Le opzioni per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo sono molteplici, fattibili ed efficaci, e sono disponibili ora, affermano gli scienziati nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC).

“L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi”, ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. “Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti”.

Perdite e danni: decisamente in primo piano

Il rapporto, approvato durante una sessione durata una settimana a Interlaken, fornisce un focus deciso sul tema delle perdite e dei danni che stiamo già sperimentando e che continueranno in futuro, colpendo in modo particolare le persone e gli ecosistemi più vulnerabili. L’adozione di azioni corrette ora potrebbe portare a un cambiamento trasformativo essenziale per un mondo sostenibile ed equo.

Una via chiara per il futuro

La soluzione sta in uno sviluppo resiliente al clima. Ciò comporta l’integrazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra, in modo da fornire benefici più ampi.
Ad esempio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni.

Favorire lo sviluppo sostenibile

Il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra se si riducono le barriere esistenti. Aumentare i finanziamenti agli investimenti per il clima è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali. I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono fondamentali per ridurre queste barriere. Anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la loro parte.
Esistono misure politiche sperimentate e collaudate che possono funzionare per ottenere riduzioni profonde delle emissioni e resilienza climatica, se vengono ampliate e applicate più diffusamente. L’impegno politico, le politiche coordinate, la cooperazione internazionale, la gestione degli ecosistemi e la governance inclusiva sono tutti elementi importanti per un’azione climatica efficace ed equa. Se la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate vengono condivise e se si rendono disponibili finanziamenti adeguati, ogni comunità può ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Allo stesso tempo, con investimenti significativi nell’adattamento, possiamo evitare rischi crescenti, soprattutto per i gruppi e le regioni vulnerabili.

Maggiori informazioni sul sito di IPCC

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Revamping fotovoltaico

Revamping fotovoltaico: Cos’è, come funziona, quando si fa

Con il passare del tempo, gli impianti fotovoltaici privati o industriali possono perdere di efficacia. Ciò vale, a maggior ragione, per impianti datati e dunque realizzati con tecnologie che oggi risultano obsolete e sono state sostituite da altre più efficienti.

Quando le performance di un impianto iniziano a calare, in modo importante e costante nel tempo, non è necessario intervenire sostituendolo in toto: è possibile ripristinarne l’efficacia attraverso un intervento di revamping, allungando così la sua durata di vita e la sua capacità di produrre energia.

Vediamo cos’è, quando è utile e quali vantaggi comporta.

Cosa si intende per revamping fotovoltaico?

Il revamping fotovoltaico consiste nel rinnovamento o ammodernamento di un impianto fotovoltaico esistente, al fine di ripristinarne la piena efficacia e l’efficienza energetica.

Non va confuso con il repowering: una pratica differente, sebbene con lo stesso scopo, ovvero quello di migliorare le prestazioni dell’impianto. Il revamping, infatti, prevede la sostituzione di alcune componenti principali, mentre il repowering si basa sull’aggiunta di componenti che potenziano l’impianto.

Quando bisogna fare il revamping?

 Un impianto fotovoltaico può durare, in media, 25 anni. Durante il suo ciclo di vita, però, è probabile che subisca perdite di efficacia, che possono dipendere da diversi fattori.

Un intervento di revamping permette di ripristinare le capacità di performance dell’impianto, quando:

  • si rileva una perdita dell’efficienza energetica dell’impianto, che si protrae nel tempo o che continua gradualmente a peggiorare
  • quando si rileva un degrado fisico di alcune parti dell’impianto (ad esempio, alcuni eventi atmosferici possono aver danneggiato uno o più pannelli fotovoltaici, oppure l’usura può essere legata a una scarsa qualità dei materiali utilizzati)
  • quando si rileva un problema di progettazione iniziale da correggere, che limita l’efficacia o la sicurezza dell’impianto (ad esempio, parte dei pannelli solari eccessivamente in ombra)
  • quando l’impianto fotovoltaico non risulta più essere in linea con gli standard di sicurezza indicati dal GSEGSE, che nel corso degli anni sono diventati sempre più stringenti.

In tutti questi casi, il corretto intervento di revamping permette di aumentare la capacità di produzione di energia dell’impianto, riportandola a condizioni ottimali.

Come funzionano gli interventi di revamping del fotovoltaico

È importante definire la tipologia di intervento di revamping da mettere in atto in base alle cause che comportano la perdita di efficienza dell’impianto fotovoltaico. In primis, dunque, è importante che vengano individuate le corrette cause della perdita di efficacia.

Ecco quali sono i più frequenti interventi che possono venire effettuati per migliorare le prestazioni e allungare il ciclo di vita dell’impianto.

Sostituzione dell’inverter

L’inverter è la parte di impianto che trasforma la corrente continua proveniente dai raggi solari in corrente alternata. È un componente importante per monitorare il corretto funzionamento dei pannelli solari, evitare incendi o cortocircuiti.

Sostituzione dei pannelli solari

Anche i grandi impianti costruiti per alimentare un’industria possono rivelare una perdita di efficienza quando un solo pannello fotovoltaico viene danneggiato. Pertanto, un intervento di revamping può prevedere la sostituzione dei pannelli che mostrano un deficit delle prestazioni.

Installazione di dispositivi anti PID

Il PID, o Potential Induced Degradation (Potenziale di Degrado Indotto) è un fenomeno di degrado delle prestazioni dei pannelli, dato dalla polarizzazione delle celle fotovoltaiche, che può portare anche alla perdita del 30% dell’efficacia.

I dispositivi anti PID prevengono l’insorgenza di questo fenomeno, evitando che si verifichi il degrado delle celle.

Installazione dispositivi per la sicurezza dell’impianto

Un intervento di revamping può prevedere inoltre l’installazione di nuovi dispositivi che consentono di adeguare l’impianto alle normative CEI 0-21 e CEI 0-16.

Normative GSE vigenti

Il GSE (gestore dei servizi energetici) mette a disposizione diversi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici per le aziende. È dunque importante sapere come effettuare un intervento di revamping senza perdere i benefici del Conto Energia.

Per orientarsi, è possibile consultare il DTR, ovvero il Documento Tecnico per il Revamping, pubblicato proprio dal GSE, contenente le indicazioni sulle attività consentite e quelle non consentite per non perdere le agevolazioni. 

In linea generale, è importante fare attenzione alla distinzione tra interventi significativi e non significativi.

Revamping fotovoltaico e GSE: Interventi significativi e non significativi

Gli interventi non significativi sono tutti quegli interventi che non prevedono comunicazioni obbligatorie, mentre gli interventi significativi, se effettuati su un impianto con potenza superiore a 3 kW, devono essere comunicati entro 60 giorni dal termine dell’intervento, pena la perdita delle agevolazioni fiscali del Conto Energia.

Se gli impianti sono inferiori a 3 kW, invece, non è necessario effettuare alcuna comunicazione al Gestore dei Servizi Energetici.

In particolare, sono considerati interventi non significativi:

  • lo spostamento degli inverter e dei componenti elettrici minori
  • la sostituzione di parti elettriche minori
  • interventi sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici.

Sono considerati interventi significativi, invece:

  • la sostituzione, rimozione e nuova installazione dei componenti principali, ovvero moduli e inverter
  • lo spostamento di tutti i moduli o di alcuni di essi
  • la modifica del regime di cessione in rete o la variazione del codice identificativo del punto di connessione alla rete.

Questi interventi significativi devono rispettare requisiti specifici:

  • per sistemi con potenza fino a 20 kW, la potenza nominare dell’impianto può essere aumentata al massimo del 5%
  • peri sistemi con potenza superiore a 20 kW, la potenza nominale dell’impianto può essere aumentata al massimo dell’1%.

    È importante considerare come il revamping sia anche un modo per massimizzare gli incentivi previsti dal GSE: dal momento che gli incentivi sono calcolati in base ai kWh di energia prodotti, avere un impianto che lavora al massimo delle sue potenzialità significa anche poter sfruttare questi incentivi al massimo.

    Tenendo conto di questi fattori, è possibile calcolare anche il ritorno dell’investimento del revamping fotovoltaico, considerando i costi dell’intervento vs i maggiori ricavi derivanti dal ripristino delle condizioni ottimali dell’impianto.

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    Biomassa legnosa

    Nuove rinnovabili in Italia, Pichetto: possibili 12-14 GW l’anno

    Nuove rinnovabili in Italia, Pichetto: possibili 12-14 GW l’anno

    Ancora poco più di tre mesi e l’Italia, al pari degli altri Paesi UE, dovrà consegnare a Bruxelles il nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). La versione attuale, infatti, pubblicata nel 2020, è troppo lontana dai target UE in materia di transizione energetica e decarbonizzazione concordati a partire dal 2021.

      Per il Belpaese è l’occasione per aumentare l’ambizione e accelerare sulle nuove rinnovabili in Italia. Con l’obiettivo di sbloccare l’iter autorizzativo. A spiegarlo è il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, in occasione del lancio del Piano di Sviluppo 2023 di Terna. L’evento, cha ha fatto il punto sui prossimi progetti per l’infrastruttura di trasmissione elettrica, ha evidenziato anche come stiano crescendo in maniera esponenziale le richieste di connessione alla rete di alta tensione da parte di nuovi impianti (primo passo dell’iter). A gennaio le domande ricevute da Terna avevano raggiunto i 340 GW, di cui oltre 30% legati a progetti fotovoltaici e un 54% a quelli eolici.

      Obiettivi del provvedimento

      Nel complesso Pichetto ha espresso la sua fiducia nel poter aumentare il trend delle nuove rinnovabili in Italia. “La programmazione nazionale sarà rivista con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima – ha commentato il numero uno del MASE – per arrivare più avanti ad autorizzare dai 12 fino a 14 GW l’anno di capacità rinnovabile, dall’attuale impegno di circa 7. Gli indicatori ci dicono che è un obiettivo raggiungibile”.  Il ministro ha anche confermato l’impegno del Governo a consegnare la proposta di revisione del PNIEC “entro il prossimo 30 giugno”. 

      https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/nuove-rinnovabili-in-italia-pichetto-14-gw-anno/
      Biomassa legnosa

      Nuove norme per impianti termici alimentati a biomassa legnosa

      Nuove norme per impianti termici alimentati a biomassa legnosa

      Fino ad oggi la disciplina degli impianti a biomassa era contenuta nella dgr 3965/2015 mentre alcuni requisiti sulle caratteristiche degli impianti erano stati inclusi nella dgr che approva l’accordo di Bacino Padano per la Qualità dell’Aria (7095/2017). Entrambe le deliberazioni, però, riguardano aspetti puntuali, che non esauriscono tutta la problematica sottesa al riscaldamento con biomassa e alle ripercussioni sulla qualità dell’aria. Pertanto, con la dgr 5360 dell’11 ottobre 2021, sono state approvate disposizioni che disciplinano in modo complessivo il riscaldamento a biomassa (legna, pellet o cippato).

        Destinatari del provvedimento

        Sono destinatari diretti tutti coloro che utilizzano, istallano, manutengono, controllano e ispezionano gli impianti termici alimentati da biomassa per la climatizzazione degli edifici e/o la produzione di acqua calda sanitaria ed eventualmente per la contestuale cottura dei cibi in ambito domestico.
        Sono esclusi dal provvedimento gli impianti che alimentano le reti di teleriscaldamento, i processi produttivi di natura imprenditoriale o che sono utilizzati per manifestazioni temporanee quali fiere, mercati o feste padronali, ecc.

        Obiettivi del provvedimento

        In particolare, le nuove disposizioni favoriscono il rinnovo degli impianti installati, adeguandoli all’evoluzione tecnologica degli ultimi anni, al fine di valorizzare la biomassa, che costituisce una risorsa energetica rinnovabile importante per la riduzione dei gas serra e per l’economia montana, ma che produce un impatto negativo sulla qualità dell’aria con emissioni in atmosfera del particolato sottile (PM10 e PM 2,5).
        Le Disposizioni sono entrate in vigore dal 1 agosto 2022, data di inizio della stagione termica 2022–2023.

        Di seguito alcune novità significative:

        • vengono assoggettati al controllo dell’efficienza energetica, alla registrazione nel CURIT (Catasto Unico Regionale degli Impianti Termici) e alla manutenzione periodica anche gli impianti che prima non rientravano nella disciplina regionale;
        • viene consentito di mantenere in esercizio, fino al 15 ottobre 2024i generatori a biomassa installati prima del 18 settembre 2017 (data approvazione della delibera Accordo di Bacino Padano), nel rispetto delle disposizioni approvate con DGR n. 1118 del 2013, al fine di non obbligare i proprietari a sostenere la spesa per un nuovo generatore senza aver ancora ammortizzato i costi del precedente; fino alla stessa data, possono essere mantenuti in esercizio tutti gli impianti termici civili che costituiscono l’unica fonte di riscaldamento dell’abitazione;
        • viene sancito l’obbligo di usare solo pellet di qualità certifi­cata A1, secondo la norma UNI EN ISO 17225-2 o cippato certificato, secondo la norma UNI EN ISO 17225-4;
        • viene previsto l’obbligo anche per gli spazzacamini di registrare in CURIT la propria attività di manutenzione, per quanto limitata alla pulizia della canna fumaria; ciò consentirà di incrementare il numero degli impianti a biomassa accatastati (oggi poco più del 10% degli impianti stimati dall’ISTAT) e, conseguentemente, di monitorare in modo più attendibile l’evoluzione del parco impiantistico, la frequenza delle manutenzioni e l’impatto sulla qualità dell’aria;
        • viene indicato un termine definitivo (31 luglio 2023) per l’accatastamento di tutti gli impianti esistenti.

            Linee guida

            Con la delibera sono state approvate le Linee guida per l’uso della biomassa legnosa negli impianti termici civili che illustrano l’impiego delle biomasse legnose per la produzione di energia, che contribuisce a raggiungere gli obiettivi di un’economia a basse emissioni di carbonio, entro il 2030, assunti a livello internazionale.
            Tuttavia gli impianti a biomassa impongono sia l’adozione di requisiti specifici per il loro uso energetico sia la divulgazione di buone pratiche che consentano di minimizzare le emissioni. L’uso sicuro (per se stessi e per l’ambiente) della biomassa per riscaldamento, implica l’utilizzo di un apparecchio idoneo, correttamente installato, alimentato con biomassa di qualità e sottoposto periodicamente a manutenzione e pulizia.

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